il punto di vista
LE MANI DEL PIANISTA
/di Mag
Ho letto da qualche parte che per sollevare un cucchiaio di minestra si richiede l’intervento di 30 articolazioni e di 50 muscoli, fuguriamoci allora quante articolazioni e muscoli occorreranno per mettere in azione le mani di un musicista e che complessità enorme di comandi debbano partire dal cervello per arrivare ad eseguire una pagina pianistica !!
Anche solo un semplice esercizio tecnico come l’esecuzione a due mani delle cinque note -do-re-mi-fa-sol-sol-fa-mi-re-do durante il quale il cervello comanda al pollice di una mano di abbassarsi e nello stesso tempo comanda al mignolo dell’altra mano di eseguire lo stesso movimento e poi trascorso il tempo necessario risollevare entrambe le due dita e dal cervello riparte immediatamente il comando per l’indice della mano destra e l’anulare della sinistra e così via di seguito per le altre dita delle mani che dovranno quindi eseguire manovre nervose e muscolari in opposizione. Insomma gli ordini celebrali alla fine di un brano musicale risulteranno innumerevoli, centinaia o forse migliaia, ed a capo di tutto vi sarà la volontà del pianista/musicista che dovrà altresì rispettare anche altri comandi come l’intensità di esecuzione, la velocità, le pause e non in ultimo attuare quando e possibile anche dei brevi momenti di riposo muscolare se non vuole giungere al termine del brano “irrigidito” come una pietra!
Nel 1874 uno studioso dei problemi fisici-motori legati alla musica un certo Salvatore Tommasi, osservando ed analizzando l’esecuzione di alcuni brani virtuosistici giunse alla logica conclusione che non tutti i comandi in partenza dal cervello possano giungere in tempo ad ogni singola nota e quindi (si stava parlando, ripeto, di esecuzioni di alta tecnica) diventa necessario supplire a questo intasamento direttivo con altri metodi.
Io ritengo che alla conclusione di questa complessa catena di comandi debba esserci una “scrematura”, ossia si debbano selezionare ed applicare dei brevi raggruppamenti di note sui quali soffermarsi nello studio compuntamente e con assoluta dedizione perché, come affermava Tommasi, “Il cervello non può impartire una complessità di ordini che automatizzi l’esecuzione del brano dalla sua prima nota alla sua ultima nota”.
La ripetizione prolungata dell’esecuzione (almeno una ventina di volte) sicuramente automatizza ma, perché questo avvenga, non può essere che scissa in parti più brevi cogliendone e fissandone gli elementi più facili, (ad esempio la migliore diteggiatura) questo assicurerà l’apprendimento mnemonico digitale e ne stabilizzerà la facoltà automatica.
Ma, detto questo, oltre i propri limiti fisici non si può certo andare …. le taglie sono ineluttabili, se tu “indossi” una mano Small non puoi far finta di “indossare” una mano ExtraLarge ! (sob!)
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