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La “Suite” (prima parte: rinascimento e barocco)
17 maggio 2020
/di Mag
Chissà quante volte ci è capitato di ascoltare o ci è stato proposto di studiare, una “suite” ma poi nello sfogliare le pagine dello spartito ci siamo accorti che una “Suite” non è un unico brano musicale ma è una successione di brani. Infatti “Suite” è un vocabolo francese che sta ad indicare appunto “un seguito” ossia più precisamente una serie di danze.
All’inizio del 1500 le prime Suite furono composte per liuto ed erano formate da una successione di due sole danze, l’una lenta e l’altra più veloce: “Pavana e Gagliarda” oppure “Passamezzo e Saltarello”.
Ma poi la danza divenne di moda nelle corti e la Suite divenne una composizione per più strumenti (viole, viole da gamba …) e si caratterizzò di quattro cinque anche sei danze unite in successioni che comprendevano oltre alle danze già note la Piva, l’Allemanda, la Giga la Sarabanda, la Corrente.
Già ai primi del 600 si diffusero le Suite per clavicembalo solo ed anch’esse erano formate da un seguito di danze, ma la finalità di queste suite non era più tanto il far danzare ma essere brani da concerto.
Con l’andar del tempo vennero intese come composizioni destinate al puro ascolto anche le Suite per più strumenti: di solito si trattava di spinette, liuti, viole da braccio o da gamba. flauti diritti o dolci, cornetti.
Durante il 1600 molti furono i compositori che si dedicarono a questa forma musicale che differiva molto sia per contenuto che per struttura dalla altre forme coeve quali la Toccata, il Ricercare o la Fantasia.
La Suite non era suggerita da ragioni di ricerca delle possibilità tecniche degli strumenti ed, inoltre, richiedeva l’uso di ritmi costanti e questo fatto rese necessario ed utile l’utilizzo stabile della stanghetta di divisione.
Il contenuto di queste danze non era orientato ovviamente verso lo stile della musica da chiesa ma propendeva verso uno stile di musica da camera da eseguirsi nei saloni delle corti.
La Suite era formata da una successione di brani musicali ben distinti che non avevano il carattere libero dell’improvvisazione perché ciascun brano aveva un ritmo ben preciso ed una velocità stabile.
Ciascuna danza poi era spesso costruita sullo schema a-b-a (ossia motivo a+ motivo b+ ripetizione di a) ma si poteva anche non rispettare questa regola.
Molto apprezzato era anche l’uso della “variazione”.
Verso la metà del 1600 con il diffondersi di molte “chiarificazioni” del genere barocco musicale, la Suite si definì in una struttura fissa, dovuta a quanto si dice a Froberger, ossia si stabilirono quattro danze con andamenti e ritmi ben precisi : Allemanda (moderato), Corrente (allegro), Sarabanda (adagio), Giga (vivace).
Si fissarono inoltre alcuni principi ad esempio le danze di una Suite erano tutte nella stessa tonalità, ed ogni danza era basata su di un unico tema ma era divisa in due parti e ciascuna della quali veniva ripetuta, ciascuna parte era poi collegata alla successiva da certe relazioni tonali di parentela (Esempio : tonica- dominante), col tempo queste relazioni di parentele tonali, se inizialmente erano molto strette, diventarono a poco a poco sempre più “permissive” ed i passaggi tra una tonalità all’altra (modulazioni) si fecero più audaci.
Questa forma musicale, tanto in uso nel periodo barocco, con un solo tema suddiviso in due parti si dice “monotematica bipartita”.
La Suite venne poi ampliata con l’introduzione del “Double” ossia la riproposizione immediata di una danza (di solito la Sarabanda) arricchita di variazioni ed “abbellimenti” (trilli, mordenti, acciaccature …) e con l’aggiunta di altre danze quali la Bourèe, il Minuetto, la Gavotta, la Siciliana, la Loure, il Passepied, il Tambourin, il Rigaudon, altri autori (Arcangelo Corelli, J.S.Bach ad esempio) anteposero alla Suite un Preludio.
Tantissimi furono i compositori ed autori del barocco musicale (conclusasi alla metà del settecento) che si cimentarono nella composizione di Suite, oltre a Corelli e J.S.Bach, ricordiamo Handel, Pachelbel, Buxtehude, Froberger, Alessandro Scarlatti, Giovanbattista Vitali, in Inghilterra il compositore più noto è Purcell mentre in Francia Francois Couperin.
I francesi si distinsero per il frequente uso degli “abbellimenti” e per la successione di numerose danze (perfino venti) e per il carattere descrittivo delle loro Suites che essi chiamavano “Ordres”:
Couperin ad esempio oltre a descrivere nelle proprie composizioni paesaggi ed animali descrisse diversi caratteri femminili : la tenebrosa, la superba, la convalescente ecc.
Due righe ancora sulla vasta produzione bachiana sono d’obbligo : In J.S.Bach si trovano Suites che vanno dal liuto al violino solo al clavicembalo al violoncello e poi anche all’orchestra ma così come ha sempre fatto per ogni forma musicale Bach ha sempre sviluppato ed arricchito il propri discorsi armonici e formali. Ad esempio nelle Suite inglesi per clavicembalo Bach antepone alle danze un Preludio, nelle Suites per orchestra egli antepone un’introduzione spesso ampia che chiama Ouverture e certe volte lo stesso termine viene applicato a tutta la Suite di danze, così all’interno delle sue “Ouverture” possiamo trovare brani che non hanno proprio nulla a che vedere con la danza come ad esempio delle “Arie” oppure introdusse delle Fughe, altre volte sostituì la Giga con un Rondò o con un Capriccio, inserì anche Passacaglie e Ciaccone ma in questo caso la Suite assunse il nome di Partita ….sì insomma, ormai lo abbiamo abbondantemente imparato: il “Grande Bach” nessuno lo ha mai potuto tenere a freno !
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