il punto di vista
“Al chiaro di luna”
28 agosto 2018
/ di Mag
Chi ad un certo punto dei propri studi pianistici non si è imbattuto nel famoso “Adagio” introduttivo della sonata op 27 n. 2 di Beethoven ? E se non fosse per la presenza della dedica alla sedicenne Giulietta Guicciardi, amata da Beethoven, fino a che punto si direbbe legittimo attribuirgli ispirazioni romantiche da amorini “al chiaro di luna” ?
E’ importante ricordare che nel 1801 eravamo ancora nel pieno gotico ove ai “chiari di luna” si associavano più facilmente oscure selve, paesaggi selvaggi illuminati, appunto, da “pleniluni”, scene notturne con flebili voci di spiriti, cattedrali con tombe ed urne funerarie, storie di damigelle e sovrani che si rincorrevano furtivamente nell’ombra, barche e laghi con storie cruente, pochi sorrisi e molti lamenti d’amore… insomma, piuttosto che un’ispirazione sentimentale ed appassionata verrebbe più da pensare ad un quadro drammatico e tenebroso !
Per la verità il titolo posto da Beethoven alla sonata op 27 n. 2 è “Sonata quasi una fantasia “, per contro “al chiaro di luna” è una aggiunta postuma applicata a seguito di una frase di un critico musicale, quindi se proprio si vogliono cercare le origini ispiratrici appare decisamente più corretto partire dalla definizione datale dal suo autore ossia “quasi una fantasia”: viene da credere che questo titolo le sia stato dato per il fatto che la sonata non presenta un primo movimento allegro ma, appunto, adagio (adagio sostenuto), oppure si potrebbe ritenere che si sia voluto sottolineare la volontà di una spiccata ricerca di libertà, libertà compositiva che si esprime, appunto, con quel termine “fantasia”.
Comunque sia, funerea o sentimentale, è fuori ombra di dubbio che questo brano sia stato ed è tutt’ora un’opera sublime ed unica, un brano ad effetto che oggi potremmo anche tranquillamente definire “ambient music” o musica d’atmosfera, con una melodia che veleggia leggera su un dolce mormorio di terzine ripetute, un inciso ritmico che fruisce magicamente delle prime utilizzazioni del pedale di risonanza …. sonata in do diesis minore, più che una forma nuova, che non lo era perché già Mozart ed altri l’avevano utilizzata in precedenza, certamente segna un clima nuovo, una sonorità nuova, ecco quindi che, agli albori del XIX secolo, Beethoven mette a segno uno dei suoi più grandi colpi di genio e, da lì in avanti, si origineranno per il “pianoforte”, strumento chiave ed emblema del nuovo secolo, tutte le successive trasformazioni linguistiche, tecniche e formali.
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