il punto di vista
“Compositori ed Interpreti”
7 marzo 2021
/ di Mag
Ci sono stati in passato ma ancora maggiormente in tempi più recenti, diversi compositori che non avevano il piacere di essere “interpretati”, uno di questi è stato sicuramente Stravinsky e pure Ravel si racconta che abbia detto esplicitamente: “Io non voglio essere interpretato!” …
A questo punto occorre chiarire che cosa si intenda con il termine “interpretazione”:
sicuramente Ravel protestava nei confronti di esecuzioni troppo romantiche e personali delle proprie creazioni, esecuzioni che, di fatto, mettevano in risalto più la personalità dell’interprete che quanto il compositore voleva esprimere.
Non così la pensavano i compositori ottocenteschi o comunque di genere romantico per i quali l’esecutore doveva dare libero sfogo ai propri sentimenti ed emozioni e quindi cercare di realizzare un’interpretazione il più possibile soggettiva e personale.
A tele proposito scriveva Liszt in uno delle sue lettere (Huneker J. “Franz Liszt” 1922 Monaco)
“Il virtuoso non è uno scalpellino che taglia la pietra secondo il disegno dell’architetto. Non è uno strumento passivo che riproduce sentimenti e pensieri, senza aggiungervi niente di proprio. Non è un “interprete” più o meno abile, di opere che non gli permettono alcun commento personale. Per il virtuoso, la musica non è che la materializzazione tragica e commovente delle sue emozioni. Gli si chiede che le faccia parlare, piangere, cantare e sospirare, secondo la sua sensibilità.
In tal modo egli è un creatore, al pari del compositore, perché deve possedere in sé quelle passioni a cui vuol dar vita con tanta intensità …”
Liszt, grande compositore romantico e grande virtuoso dell’improvvisazione.
Ora la questione è : deve l’interprete attraverso l’opera del compositore esprimere le proprie emozioni o deve eseguire quell’opera con distacco e senza lasciar trapelare il proprio temperamento e il proprio sentire emotivo?
Le risposte a questo quesito sono contrastanti non solo fra i grandi compositori ma anche fra i grandi interpreti succedutisi nel tempo tanto che sembra impossibile trovare un unico punto valido e conciliante per tutti.
Ad esempio C.Ph E. Bach sosteneva :
“Un musicista non può suscitare in altri ciò che egli stesso non prova. Egli stesso deve sperimentare su di sé tutti gli effetti che spera di creare nel suo pubblico” (C.P.E.Bach “saggio di metodo per la tastiera” ed Curci)
Ferruccio Busoni invece scriveva :
“Un artista deve commuovere gli altri, ma non deve commuoversi, altrimenti perderà il controllo della sua tecnica, al momento cruciale” (Busoni F. “Entwurf Heiner neuen Asthetik der Tonkunst” Trieste ristampa 1954)
E’ evidente che mai bisogna perdere il controllo tecnico del brano ma da qui a dover ambire al ascolto di un’ esecuzione fredda ed inespressiva ne passa di acqua sotto i ponti e certamente il grande interprete Busoni non intendeva questo.
Il discusso problema della relazione tra compositori ed interpreti è oggi assodato che dipende non solamente dalle capacità tecniche interpretative degli esecutori ma anche dal gusto e stile in voga in quel periodo storico nel quale viene composta ed eseguita l’opera.
E’ raggiunta ormai la comune convinzione che vada sempre rispettata l’intenzione dell’autore quando questa sia in qualche modo rintracciabile e che occorre fare il possibile affinché l’esecuzione sia fedele allo scritto del brano ad allo stile del tempo pur sapendo che, quanto più si va a ritroso nella storia tanto più sarà impossibile riuscire a sapere tutto su ogni cosa od intenzione.
Ma qual’è in fondo il fine di ogni esecuzione od interpretazione ? E’ produrre “un effetto quanto più possibile profondo e duraturo in chi ascolta” (Paul Badura-Skoda).
… ed allora non si può certo suonare solo col “cervello” e se certamente tutte le “arti” scaturiscano anche da un duro lavoro di sacrificio per un apprendimento tecnico, non si può prescindere ed escludere che in ogni opera artistica, sia nel suo fatto creativo che esecutivo debba esserci una parte di “cuore”, un coinvolgimento emotivo, un trasporto d’animo perchè l’intelletto non può bastare, l’analisi e la ricerca storica non possono bastare per creare o ricreare lo stile, perchè qualsiasi espressione grafica resterà imperfetta e non potrà mai riuscire a riprodurre tutte le sfumature emotive e sensoriali umane, perchè per interpretare bene un’opera d’arte occorre sempre aggiungere anche quel pizzico di intuito personale che riuscirà ad rifondere vita ed emozioni a quell’esecuzione.
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